da TAXI DRIVER
""Canzoni tutte uguali". Se lo sarà sentito dire davvero Luca Galuppini (in arte Onq) dopo aver fatto sentire i suoi album?? Quasi certamente sì, conoscendo il mondo superficiale che si muove al ritmo di brani frivoli (quelli sì tutti uguali) confezionati tutti nello stesso modo da etichette estorci-soldi più che produci-arte. Così il mondo Onq è passato indenne da qualche anno a tutte le più minuscole realtà indipendenti/casalinghe. E si evolve. Via quindi al cantato italiano e via ai duetti con voci femminili. No, Luca, non si è certo trasformato in una macchina pop. Sotterra la sua voce sotto un muro di suoni ritmici ed estranianti portando più malinconia che musica. Le sue canzoni sembrano l'inverno buio e solitario. Come prendere Low, Mùm, Sigur Ròs, Boards of Canada e My Bloody Valentine. Nomi non riconoscibili nella musica "Onq" ma con lo stessa tristezza desolante. Cercatelo e fatevi tenere compagnia da questa coperta di Linus. " (4.5/5)
[Dale P.]


da EMOTIONAL BREAKDOWN
"La mia mezz’ora di momentanea rappacificazione con la musica italiana, in questi giorni, è sponsorizzata dagli Onq, ovvero Luca Galuppini e un nucleo artistico che cambia spesso attorno a lui, disco dopo disco, riuscendo sempre a stupire l’ascoltatore. "Canzoni Tutte Uguali" presenta il classico marchio di fabbrica del gruppo: lo-fi elettronico più altri rumori provenienti direttamente dall’inferno. Una certa vena "suicido-malinconica" percorre le atmosfere, il cui centro sono le parole che per modo e forma della loro espressione guardano direttamente agli Afterhours meno arrabbiati o alla poetica di Cristiano Godano. Il sound prende direttamente da ciò che di meglio offre attualmente un certo tipo di elettrobeat: si avvicina alle programmazioni degli U.N.K.L.E. ("Psyence Fiction" più che "Never Never Land") ma in maniera meno fedele per qualità, mentre altre volte sembra di ascoltare qualche passaggio Notwistiano. L’elettronica più fulminea, quella che attraversa le casse come un fischio sotterraneo stregato ("Tasca") porta alla mente i nastri al contrario di "Tomorrow Never Knows", e potrebbe benissimo trovar posto in una canzone di Thom Yorke e soci. Ovviamente non manca qualche episodio "stonato", tipo la canzone che chiude l’album ("Non Sanno Quel Che Fanno") che sarebbe buona per una messa cantata in latino ed è l’unica a sembrare fuori posto, nel complesso. Anche il "continuo lamento" impastato di chi canta, che spesso porta a non distinguere bene le frasi dei testi (tutte voci femminili ad accompagnare quella di Luca), tenta l’ascoltatore se non a "skippare qualcosa", per lo meno a intermezzare il disco con qualcos’altro che possa smuovere l’aria nella camera. L’ immersione nelle profondità del disco rivela che, un’anima c’è e si sente; l’incedere romantico e vorticoso degli accordi, pesanti come macigni, di "Cratere Al Posto Di Spezia" è uno dei tanti elementi che prova come il sottosuolo italiano sia un contenitore di linfa artistica bollente ma purtroppo (o per fortuna?) ancora troppo poco conosciuta."
[Giov

da SODAPOP
"Non so se Onq arriverà fin qui a leggere queste righe. Ha smesso di suonare. Persegue i suoi obiettivi, piace pensare li raggiunga e ne insegua altri. Nelle rare volte che ho il piacere di essere in sua presenza, con la sua aggressività verbale e la capacità di sottolineare gli imbarazzi del suo interlocutore e rivoltarlo come un calzino, riesce sempre a farmi sentire a metà tra un cretino e uno che pensa che avrebbe fatto meglio a far finta di non conoscerlo. E' spezzino. Indipendentista. Indipendente. Non so se Onq arriverà fin qui a leggere queste righe. Ha smesso di suonare. Forse non si mangia la gente, non credo sia comunista. Sicuramente non usa armi da fuoco, predilige la più tradizionale roncola. Ha deciso di fare un disco in italiano. E tutti non gli hanno detto in faccia che era una cosa strana. Poi il disco è uscito e si può scaricare liberamente da internet. E tutti non gli hanno detto in faccia che intanto era lo stesso perchè ha mixato volontariamente le voci sotto gli altri strumenti, per cui devi fare uno sforzo immane per carpirle. Non so se Onq arriverà fin qui a leggere queste righe. Intanto ha smesso di suonare. Aveva detto che avrebbe usato delle voci femminili, Patrizia dei Pecksniff, Giovanna dei Kech e Agnese degli In My Room. L'ha fatto. Ma intanto sono sotto. Sono come dei tappeti che sostengono il resto, lo uniscono e lo rendono decisamente unico. Ha usato tutti i trucchi consentiti per scrivere delle canzoni, permettetemi la banalità, tutte uguali. Che uguali poi non sono. Le atmosfere pacate e, al tempo stesso, inquiete, che ha costruito lo situano da qualche parte vicino ad un cantautorato psichedelico alla maniera della Kranky, tipo Christina Carter; le voci quasi sempre doppie, con quella femminile ad armonizzare la più monotòna maschile costituiscono il passo più importante di questo disco. Non credo abbia mai cercato di copiare o di essere gli Hood, che rimangono un riferimento possibile. Ad oggi non vi sono testimonianze disponibili di commistioni di postrock e hiphop a suo nome, per quanto alcuni beats presenti possano quasi far presagire qualcosa in tal senso. Questo disco può decisamente ancora essere inserito in una musica contemporanea da cameretta a bassa fedeltà per la sua inquietante bellezza. Ma non so se Onq arriverà fin qui a leggere queste righe. Ha smesso di suonare. Non vedremo forse mai queste canzoni dal vivo, con la sega suonata, qui e là riconoscibile sopra ai tappeti di drones, come nel finale della più sostenuta Lola. Non so se ci sia spazio per una canzone preferita in un disco del genere, ma secondo me Tasca, il quarto brano, spicca nella sua immobilità e nel suo incedere per suoni al contrario. Certe cose mi riportano all'elettroacustica che è recentemente balzata sulle cronache per le filiazioni francesi dei Books. Dischi vicini per sentire a questo possono essere quelli di My Jazzy Child, per l'utilizzo di soffi come voci o voci come soffi. Non so se Onq arriverà fin qui a leggere queste righe. Ha smesso di suonare. La dinamica dell'intero disco è anch'essa molto interessante: si parte piano con La Confessione di Lato, e si sale con Lola, si scende e si sale con le seguenti tre canzoni culminanti con l'apice di Sony Youth. Ci si stabilizza e si scioglie la tensione con il trittico finale e i cinque minuti di Non Sanno Quello Che Fanno. Non sarà dio in terra ma Onq ha registrato un cd che solo la miopia del mercato italiano non ha reso un classico istantaneo. Dovremo probabilmente attendere un decennio prima che qualcuno si accorga della proporzione di queste registrazioni e che si degni di dare un sonoro calcio in culo all'autore e obbligarlo a farne altri? "
[Matteo Casari]

da KRONICK
"Forse non siamo stati particolarmente attenti, ma negli ultimi tempi, tolte alcune collaborazioni e presunte polemiche in rete, si erano perse le tracce di Luca Galuppini. Distrazione nostra o comprensibile pausa di riflessione per un n personaggio che, negli anni passati, della proposta continuativa aveva fatto una regola: cd, cassette e quant’altro senza concrete interruzioni, in percorsi sonori tanto intriganti quanto legati a determinati fenomeni vicini una volta ad un rallentato post (una somma fra Mogwai ed Hood) ed un’altra ad una compiuta attitudine lo-fi. Al solito Onq si annulla e si ricrea, restando solo al timone e facendo salire sull’imbarcazione tre piacenti fanciulle per rendere più accattivante il viaggio. Patrizia Dell’Argine (Pecksniff), Giovanna Garlati (Kech) ed Agnese Roda (In My Room) prestano la loro voce nel realizzare quadri in miniatura, curiosi non per tentativi innovativi (in tutta franchezza difficilmente riscontrabili), ma per un`impostazione di base quasi pastorale. Andamenti lenti cari ai Low, spesso trattenuti, mischiati a campionamenti di scuola Lali Puna, si addentrano in quei territori indietronici ancora oggi in voga, eliminando sia rischi figli di potenziali istinti rivoluzionari come atteggiamenti emulativi tipici di alcune formazioni di casa nostra. Il tutto in una personalissima veste cantautorale che, per la prima volta, si mette alla prova con la lingua italiana. Il risultato è contraddittorio, con una tensione emotiva non sempre riscontrabile, quantunque immersa in un atteggiamento slow persuasivo ed ostico solo in apparenza, come i convincenti crescendo di "Cannibali" e "Cratere Al Posto Di Spezia" stanno a dimostrare."
[Marco del Soldato]

da MUNNEZZA
"Torna ONQ, e questa è sicuramente un'ottima notizia. La one-man band dietro alla quale si nasconde lo spezzino Luca Galuppini da La Spezia ci aveva conquistato con il lavoro su BlueSanct/Orphanology di circa tre anni fa ("Dasein Ohne Leben", recensione), e si ribadisce progetto meritevole di alta stima, specialmente all'interno di un panorama musicale purtroppo sempre poco vivace e poco interessante come quello italiano. ONQ è evidentemente una splendida eccezione. Il nuovo disco, autoprodotto e ordinabile presso la neonata distro/label pontina Eaten By Squirrel (www.eatenbysquirrels.org), ha un titolo stupendo e cambia le carte in tavola rispetto all'album precedente, a ndando a flirtare con certa indietronica ed unendola al preesistente substrato lo-fi e all'esasperato andamento lento e ripetitivo mutuato al movimento slowcore americano (ben distinguibili echi di Low e persino di certi Black Heart Procession); mutamento anche per quanto riguarda i testi, questa volta in lingua italiana. E poi un titolo come Sony Youth vale almeno un applauso. In definitiva, una perla grezza ma non per questo meno preziosa, anzi. Da evidenziare, a margine, le partecipazioni nei panni di ospiti di tre esponenti di altrettanti gruppi emergenti della scena indie-rock nostrana, ovvero Giovanna Garlati dei Kech, Agnese Roda degli In My Room e Patrizia dall'Argine dei Pecksniff." (4/5)
[aob]

da MUSIC BOOM
"Nelle note del precedente Dasein Ohne Leben del 2002 il ligure Luca Galuppini aka ONQ affermava: Ci hanno fatto male gli Hood, i Mogwai, i Godspeed You Black Emperor e gli altri concerti cui in imponente comitiva abbiamo assistito... e ci hanno fatto altrettanto male gli ascolti pirateschi di Low, Arab Strap, Empress, Sigur Ròs e di chiunque ci venisse segnalato come esecutore di musica logora ed estenuante. In compagnia di collaboratori come Roberto Canella e Valerio Sartori per i testi e altri amici/musicisti che ruotano intorno al progetto, ONQ torna dopo un bel po’ di tempo con un nuovo lavoro, autoprodotto ma distribuito dalla neonata Eaten By Squirrels, che non si discosta del tutto dal suono dei numi tutelari citati sopra. Il post- rock che in linea di massima aveva caratterizzato Dasein Ohne Leben in Canzoni Tutte Uguali non si dilegua del tutto e va ad intrecciarsi ad un nuovo cantautorato malinconico e oscuro. L’uso dell’italiano rappresenta un cambiamento fondamentale e l’introduzione delle voci femminili di Patrizia Dall’Argine dei Pecksniff, Giovanna Gariati dei Kech e Agnese Roda degli In My Room dona al progetto una nota eterea e leggera, talmente diafana da apparire quasi fantasmatica. Canzoni Tutte Uguali è un disco abbastanza coraggioso che non sconfina nel pop e non rimane ancorato al mero post- rock, che come punto di riferimento ha, mi sembra, più i Mùm che qualche altro nome chitarroso e arzigogolato. Nonostante tutto e nonostante io apprezzi le tre voci femminili coinvolte, la parte cantata mi sembra proprio la più debole e quella melodica-strumentale la più affascinante, in particolar modo in Malora e Cannibali, forse i pezzi più suggestivi. L’appunto critico che mi sento di esprimere è rivolto alla componente piuttosto monotona del disco, ad un senso di oscura ripetizione che alla fine può risultare monocorde piattezza. Canzoni Tutte Uguali? Un po’, si."
[BF]

da LA SCENA
"Onq si è contraddistinto negli anni per aver prodotto centinaia di cassette e cd-r, sia in italia che all'estero. Dopo alcuni anni di silenzio discografico, in cui però si è fatto sentire per numerose polemiche postate su vari blog e mailing list, Luca Galappini (è questo il vero nome di Onq), avvalendosi per la prima volta della collaborazione di tre graziose fanciulle per il cantato e di due altrettanto baldanzosi giovani per la scrittura dei testi (Roberto Canella e Valerio Sartori), è arrivato alla creazione di "Canzoni tutte uguali", primo lavoro in italiano e probabilmente il migliore tra i tanti. La sottile elettronica che l'artista spezzino usa nel disco ricorda gli Hood, le canzoni scorrono fluide e lente nella migliore tradizione slo core e ricordano a tratti l'acqua (un premio andrà a chi riconosce la citazione). Ci sono alcuni pezzi che potrebbero appartenere ad una colonna sonora fatta da Morricone (ad esempio Tasca) ed altri che mi ricordano nuove leve del panorama italiano (Cratere al posto di spezia sembra essere stata scritta in collaborazione con gli ALTRO). Non sanno quello che fanno potrebbe entrare nella playlist di radio maria per i toni ieratici. Sony Youth, elegante e raffinata, potrebbe essere invece una versione elettronica di una canzone di Yann Tiersen. In definitiva, il disco è una piccola perla da ascoltare assolutamente. Per farlo c'è bisogno di ordinarlo su internet o nel sito dell'etichetta che lo distribuisce (http://www.eatenbysquirrels.org) o nella home page dell'artista (http://www.undermybed.org/onq) e cavarsela in entrambi i casi con pochi euro."
[Cristina Fontanarosa]