da ONDAROCK
"Scavare nella memoria, raccoglierne sparsi frammenti sotto forma di suono e immagine per delineare una personale traiettoria attraverso questo iniziale frangente del terzo millennio. È ancora una volta un lavoro audiovisivo a segnare il percorso artistico di Adriano Zanni, un nuovo capitolo che a quasi un anno di distanza dal sinestetico Ricordo quasi tutto (2019) torna a offrirci un immersivo spaccato del suo vibrante universo emozionale.
Essenziali trame elettroniche e flebili risonanze ambientali si combinano in forma mutevole lungo il corso delle tredici tracce, che plasmano la componente sonica di questa multimediale deriva sensoriale, flussi sinuosi a tratti interpolati da pulsazioni [a]ritmiche che ne scandiscono l’incedere senza conferire rigida strutturazione. Un avanzare lento, con passo precario, in un ambiente straniante in cui si alternano oblique modulazioni sintetiche (Melancholysm, Monoclonale), nervosi battiti in accidentata evoluzione (2002, nessun social network, Questa è la fine del mondo) e dilatate frequenze stridenti (B. Jones, Velcade blues) che nel momento centrale dell’album incontrano l’unico contributo esterno affidato agli arpeggi chitarristici di Stephano Stephanowic/My Dear Killer (Zone temporaneamente autonome).
A tale riverberante materia analogico-digitale fa eco il succedersi di allucinate visioni fotografiche, dai tratti indefiniti e volutamente lo-fi, capaci di amplificare il costante senso di sfasamento che indissolubile permea l’interezza dell’opera, nutrendosi di un ampio substrato di riferimenti citati tra le pagine del libro che accompagna il disco. Nelle elucubrazioni di Zanni ritroviamo così incrociati e fusi le atmosfere alienanti di Antonioni e i desertici silenzi wendersiani, la quieta magia di Ghirri e i paesaggi liquidi di Todd Hido, oscurità wave e decostruzione postmoderna, il tutto introiettato per divenire parte fondante di uno sguardo sempre più maturo e consapevole.
Un convulso vortice dal quale lasciarsi catturare per discendere in un ossessionante paese delle cupe meraviglie."
[Peppe Trotta]


da ZERO
"Adriano Zanni è uno scienziato, del suono e della fotografia. Uno di quelli che senza troppe chiacchiere ma con un minuzioso e accurato lavoro empirico, vi porta sul luogo del delitto, spinge play e vede l’effetto che fa. Il suo lavoro di raccolta di field recording e di allucinata materia sonora analogico-digitale rievoca il passato, il mistero, le inquietudini, ma anche le vibrazioni del reale (soprattutto in natura). Le concretizza, le mette davanti ai nostri occhi e orecchie. Spegnere la luce, ascoltare con attenzione, affrontare gli spettri e le ossessioni e rimetterle nella giusta prospettiva (preziose e rare occasioni di vederlo dal vivo nel mese di marzo, in occasione delle Boring Machines Night)."
[Chiara Colli]


da SHERWOOD
"Un albero di Natale impacchettato immerso nell'abbandono di una casa in rovina, una palma dalla grossa testa mozzata di netto, lo scheletro di un tronco che affiora dalla sabbia, la sagoma di un pino privato della dolcezza del fruscio dei suoi rami. Immagini che si intravvedono nell'opaca visione donata dal finestrino appannato di un'auto o forse dalle piccole lacrime di commozione che si frappongono tra noi e l'osservazione di un mondo che sta collassando, lasciando dietro di sé le creature più amate. Stiamo procedendo lentamente attraverso il tempo e i suoi accadimenti usando come mappe due pubblicazioni che appartengono ad un esploratore solitario, un viaggiatore che ci ha preceduto in questo tragitto emotivo, colmo di immagini e suono.
La prima mappa è una intensa collezione di immagini accompagnate dalla presenza di suoni raccolti sul nastro magnetico di una cassetta da Adriano Zanni, fotografo e sound artist di rara e notevole sensibilità. Una raccolta fotografica e una cassetta rispettivamente pubblicati, come progetto fotografico il primo (https://allthetrees.tumblr.com/) da cui è stato tratto un prezioso photobook con la partecipazione attiva di Boring Machines e Bronson Recordings che pubblica anche la seconda (https://adriano-zanni.bandcamp.com/merch/soundtrack-for-falling-trees-photo-book).
E' la giusta introduzione al nuovo lavoro dell'artista ravennate, anch'esso un photobook con cd di elevata potenzialità suggestiva. Passato, Presente, Nessun Futuro, una raccolta di immagini che spiazzano e fanno riflettere fin dalla foto di copertina che imprigiona un cervo, lo sguardo interrogativo diretto impietosamente al centro dell'obbiettivo, quasi fosse una domanda: PERCHE'? Perchè avete perduto la memoria, perché state devastando il vostro e il nostro presente, perché non permettete esista un futuro?
Pagina dopo pagina le immagini disegnano un racconto dai toni cupi descritti attraverso scatti lasciati ad asciugare nel doloroso addensarsi del tempo senza che il belletto della moderna tecnica andasse a ritoccarli. Bassa risoluzione, come sottolinea Zanni nella descrizione di questo progetto. La bassa risoluzione, un editing volutamente scarno e la stampa a basso costo mantengono vive queste immagini, le fermano nella realtà da cui provengono. Volti, sguardi, figure umane, animali, cose, paesaggi attimi fermati nella monocromia di un suono che supporta questa sospensione temporale. Un flebile respiro digitale che lambisce con il suo sibilo lo sguardo di un bimbo ritratto nella penombra dell'abbandono, il riquadro di una finestra che incornicia la mancanza di speranze, la sagoma di una libellula nel suo ultimo volo, le mani di un'anziana donna contrapposte alle ali di marmo di un angelo e all'impossibile tuffo di un'orca, finto simulacro di vita inchiodato sul tetto di un centro commerciale.
Esiste comunque una possibilità, giunge attraverso i raggi del sole filtrati dai rami degli stessi alberi che abbiamo incontrato all'inizio del nostro viaggio. Sono creature capaci di resistere, Zone Temporaneamente Autonome, come recita il titolo di una traccia del cd accluso alla pubblicazione. Luoghi nei quali si percepisce il suono di una chitarra che vince l'insidia del sibilo digitale introducendo per un istante il lento respiro della natura che si rigenera, ignorando la nostra presenza capace di scordare il passato, devastare il presente, annientare il proprio futuro.
"
[Mirco Salvadori]


da KATHODIK
"Appunti sparsi dai primi vent'anni del nuovo millennio.
Suoni e immagini, bianco e nero e bordi sgranati, scenari, animali, una piuma scordata, una preghiera abbandonata, una fabbrica dimenticata, urti, rotture e mutamenti (di un mutamento veloce, profondo, a tratti velenoso). Qualche parola sparsa anch'essa, a ricordare, collocare e indicare senza più un punto da indicare incapaci di ricordare.
Mappa traslucida di stretta relazione suono/pagina (che poi se mi gira strappo, incornicio, appendo e non vi dico quale...), che se metti insieme tutti i puntini, da qualche parte certo arrivi. C'è un gatto nero che ti osserva, una poltrona vuota, a un certo punto una speranza.
Tutto poi scompare.
(Al netto della mia inutilità, fatevi sto cazzo di regalo)."
[Marco Carcasi]


da BLOW UP
"Ecco un disco ambient non gratuito. Sarà che Adriano Zanni è prima fotografo che musicista elettro-acustico, e sarà che le 90 foto contenute nel libro che rappresenta il 50% di questo nuovo progetto sono davvero bellissime - flash di bianco e nero che ti esplodono in faccia per la ruvida potenza con cui inquadrano i soggetti ritratti, dalla natura agli animali selvatici, da scorci post-industiale a bislenche istantanee di appartamenti chiusi -, ma la musica, che pure rimane compendio degli spendidi scatti, è molto efficace per affondare nelle profondità del grigiore affrescato da Zanni, che dedica il lavoro alle trasmutazioni del nostro essere umani nell'evo del dominio tecnologico, e musicalmente non rinuncia al consueto iper-minimalismo, ma arrichisce l'arsenale espressivo con sparute drum machines e flebili rintocchi di chitarra acustica. (8) al libro (7) al disco."
[Federico Savini]

da THE NEW NOISE
"Gli artisti veri, non quelli per posa o per sentirsi chiesa al centro del villaggio, sono delle bestie pure, e come animali a noi comuni sentono i terremoti prima che essi accadano.
Mi fa particolarmente piacere parlare di questo nuovo progetto di Adriano Zanni (Passato, Presente, Nessun Futuro), non solo per la stima che ho da sempre nei suoi confronti, ma per il connubio tra musica e fotografia, forse mai così forte come in quest’occasione. Le 104 pagine del book, in verità, sono molto di più, sono un passaporto e un cloud per la sua arca dove ci aspetta e ci invita ad entrare prima che sia troppo tardi. Ci sono i film, i libri, i dischi che ha affrontato in questi 240 mesi. Avanti, c’è posto per tutti.
"Immagina se tutto questo un giorno dovesse finire", e lo scrive un attimo prima che esploda una pandemia per un virus gestito da questa generazione di politici in maniera tale da diventare un mezzo killer anche per alcuni di loro. Il mondo per Zanni è una continua sottrazione fino ad arrivare all’essenza delle cose, che spesso è un gesto sospeso, o che è stato. Nel mondo zanniano il mare fa il mare, i cani fanno i cani, le pecore fanno le pecore, i preti fanno i preti. Non è così semplice né scontato che sarà di nuovo così, una volta tornati alla vita senza limiti dopo questo periodo di emergenza. Dovremo far passare l’adrenalina degli eccessi che vivono e muoiono in un giorno e una notte, e prendere in mano questo box di musica e immagini, perché dovremo recuperare il tempo perduto ripartendo da solide fondamenta, non da tetti poggiati sul nulla, non sprecare altro tempo né altre energie implose.
Immagina se tutto questo un giorno dovesse finire, e tu guardi queste foto in bianco e nero chiedendoti sul momento "ma non è già tutto finito? È rimasto solo il bianco e il nero". Poi posi quelle fotografie su un tavolo, inizi una strana danza che faccia girare le foto, il tavolo e te stesso, tutto insieme. Scopri che in realtà quelle foto rettangolari hanno un unico comune nucleo centrale: la luce. Qualsiasi cosa appaia come il soggetto delle foto di Zanni, in realtà è l’oggetto creato dalla luce, che è il vero motore di tutto.
Le 13 tracce musicali sono un caleidoscopio di suoni e di memorie, ci sono cose alla Fennesz quando Fennesz era Fennesz, ci sono paesaggi sonori dove non sai veramente se sei il vento che passa tra gli alberi o l’albero stesso, strutture meccaniche dove possiamo ritrovare gesti quotidiani che compiamo per inerzia, senza accorgercene, ma Zanni ha scelto di stare imperturbabile sull’altra carreggiata della stessa strada, da dove si vede meglio e tutto, e ce lo certifica in maniera definitiva.
Questi primi vent’anni del nuovo millennio visti e musicati dall’artista ravennate si completano perfettamente con i bunker years di Gianluca Becuzzi: tanto quelli sono suoni e visioni dall’interno di un rifugio necessario del corpo e dell’anima, quanto questi sono il mondo esterno filtrato da chi anche in centro a New York camminerebbe con gli occhi e il passo di chi sta perennemente sull’argine di un fiume padano in pieno inverno. Dove ogni passo è prezioso, misurato, mai banale e a volte la pausa tra uno e l’altro ti fa cogliere attimi che non capiteranno mai più.
Poi vieni a conoscenza di un nuovo lavoro del musicista toscano sulla voce, e scopri che ha progettato l’artwork del disco interamente su foto di un certo Adriano Zanni. Ma tu guarda un po’ le coincidenze eh."
[Diego Favrin]